La commedia

Con Le miserie ‘d Monsù Travèt, intramontabile capolavoro del teatro piemontese, con cui si sono misurati tutti i migliori interpreti della scena regionale e non solo – da Giovanni Toselli a Mario Casaleggio, da Erminio Macario a Carlo Campanini a Gipo Farassino –, andato in scena al Teatro Alfieri di Torino il 4 aprile 1863 e molto apprezzato da Alessandro Manzoni, Bersezio ha scritto soprattutto un testo sul cambiamento, sul grande rito di passaggio dal Risorgimento alla costruzione dell’unità, dentro il quale si colloca la vicenda umana del povero, vessatissimo impiegato. Bersezio spiegò di aver voluto colpire, attraverso la figura del protagonista, l’«impiegomania» che era allora già diffusa nella capitale piemontese e che si diffuse poi in tutta Italia. L’illusione del povero Travèt di procurarsi sicurezza economica e decoro sociale nel ruolo del funzionario statale destò tanta simpatia nel pubblico italiano, perché identificava un’aspirazione nazionale che caratterizzò un po’ tutta la nostra piccola borghesia. Da questo punto di vista Torino, pur rimanendo sullo sfondo, è la vera protagonista del dramma che si svolge in un momento cruciale della storia del capoluogo piemontese, e cioè nell’imminenza della perdita del ruolo di capitale. Oggi come allora Torino si trova a dover fare i conti con probabili mutamenti epocali, soprattutto nella sua struttura produttiva e nella sua antica e nobile civiltà del lavoro, che rischiano di cambiare profondamente le abitudini di vita dei torinesi.
Dramma quindi del tempo e sul tempo, inteso sia come orizzonte della storia, sia come fenomeno meteorologico (una bufera di neve si abbatte infatti sulle vie che si incastrano geometricamente sotto la Mole, in perfetto stile shakespeariano o ibseniano), il Travèt  viene proposto da Corbetta e Brusa in un nuovo, attesissimo allestimento, rispettoso del linguaggio originario, ma anche reinventato grazie a un’impostazione linguistica innovativa. Il che si addice a un testo che dev’essere considerato, qual’è, un classico e come tale rimesso in scena senza timori reverenziali. Mario Brusa è Travèt, un personaggio che gli appartiene per capacità, conoscenza del testo e del linguaggio, oltre che per la sensibilità. Giachëtta  ha la corrusca fisicità di Mario Zucca, la cui adesione al ruolo svela aspetti assai poco scontati del burbero panaté, amico di famiglia. Rosa, seconda moglie di Travèt, è Stefania Patruno, una delle voci più interessanti del doppiaggio italiano, che qui entra in un ruolo complesso e di delicata decifrazione. Brigida, l’intraprendente serva di casa Travèt, è affidata alle capacità di Anna Radici, mentre l’ambiguo ruolo del Commendatore è affrontato da Enrico Bertorelli, artista dalle solide radici piemontesi. ‘l Cap Session, diretto superiore del protagonista, ha il volto di Adolfo Fenoglio che, interprete amatissimo dal pubblico per la sua carica di innata simpatia, si deve piegare alle logiche di uno dei personaggi più scostanti che un attore possa incontrare nella sua carriera. Paolin, il timido e riservato innamorato della figlia di Travèt, è interpretato da Davide Garbolino, Stefano Brusa, figlio di Mario, interpreta Barbaròt, mentre una serie di interessanti caratteristi da vita agli altri personaggi. La versione proposta è stata registrata il 20 e 21 febbraio 2003 presso il Teatro Giacosa di Ivrea, nell’ambito della Rassegna di Teatro nelle Lingue del Piemonte.

LE MISERIE ‘D MONSÙ TRAVET

Un intervento nel segmento culturale ha riguardato il recupero del testo originale e l’inquadramento storico della commedia “Le miserie ‘d Monsù Travet” nell’allestimento realizzato dalla Compagnia di Mario Brusa, su finanziamento della Regione Piemonte, in occasione del 140° anniversario del debutto: il documentario di inquadramento, da visionarsi prima dell’inizio della rappresentazione, racconta la storia piemontese dalla proclamazione dello Statuto al trasferimento della capitale.

Il video della commedia con il libretto del testo in piemontese è disponibile a richiesta presso la Segreteria della Fondazione.

IL CANTO DEGLI ITALIANI

Ovvero come nacque a Torino nel 1847 il nostro inno nazionale

Con il titolo Il canto degli italiani il poeta Goffredo Mameli diffuse tra i patrioti della nascente Italia l’ode scritta da lui nel 1847, il Fratelli d’Italia posto in musica a Torino dal genovese Michele Novaro. Testimone d’eccezione della nascita dell’inno italiano, il poliedrico scrittore Vittorio Bersezio, fautore dell’Italia unita al di là di ogni tentazione campanilista, di ogni ambizione regionale, descrive con vivacità e partecipazione il periodo risorgimentale torinese ed in particolare la prima esecuzione pubblica del carme ad opera di Novaro: “C’è nello svolgersi della tua melodia, o sacro inno, un non so quale misterioso incanto, che ci penetra, che ci fa scorrere per le membra un brivido soave e potente, che ne innalza lo spirito a più sereni cieli, che ci fa capaci di comprendere e di compiere le gesta degli eroi.” La Fondazione Vittorio Bersezio ha sostenuto con entusiasmo la diffusione della conoscenza, sponsorizzando la realizzazione di un CD musicale per offrire al pubblico una rassegna del repertorio musicale del Risorgimento italiano, del quale è stato possibile ritrovare lo spirito originale non solo attraverso la ricostruzione della vasta produzione di Michele Novaro, ma anche grazie al recupero di alcune opere musicali coeve al maestro ed ispirate ai temi patriottici.

Ha inoltre recentemente co-prodotto un filmato storico-musicale sullo stesso tema.

Il CD musicale e il DVD del filmato sono disponibili a richiesta presso la Segreteria della Fondazione.

ALTRE ATTIVITA’

In collaborazione con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, la Fondazione ha realizzato una animazione – Voci e Volti dal Parlamento Subalpinodi alcune importanti sedute del Parlamento, luogo che vide attivo Vittorio Bersezio nella sua veste di deputato del Regno. Il DVD è disponibile a richiesta presso la Segreteria della Fondazione.

 

Sono stati pubblicati gli atti del convegno – Cattolici dal Risorgimento alla Repubblica 1861 – 2011, svoltosi nel mese di marzo 2011 e promosso dalla Fondazione Donat Cattin di Torino nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità nazionale.

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Tue ‒ Thu: 09am ‒ 07pm
Fri ‒ Mon: 09am ‒ 05pm

Adults: $25
Children & Students free

673 12 Constitution Lane Massillon
781-562-9355, 781-727-6090